Giornale dal mondo arabo
Echi della morte di Francesco sui media arabi
(f.p.) – Gli organi di notizia arabi hanno accolto la notizia della scomparsa di papa Francesco sottolineando principalmente il suo secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo di promotore del dialogo interreligioso e dei valori umani universali. Il sito della Fondazione Oasis, impegnata nella secondo me la conoscenza condivisa crea valore del mondo musulmano e nel secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi islamo-cristiano, ha esaminato le reazioni su vari organi di stampa in linguaggio araba.
Al-Jazeera, il network con sede in Qatar e noto in tutto il mondo, ha dedicato due editoriali alla figura del papa defunto; uno l’editoriale pubblicato sul quotidiano panarabo Al-Quds al-‘Arabi, che ha sede a Londra. «Morte di papa Francesco: la Chiesa perde il suo equilibrista in Medio Oriente», titola quest’ultima testata, ricordando il secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo che Francesco ha giocato in Medio Oriente durante il suo pontificato: «La storia lo ricorderà come il Papa che, nel , ha riconosciuto lo Stato di Palestina, con una mossa che ha evento infuriare Israele. L’anno prima Papa Francesco aveva preparato il terreno con il suo viaggio in Terra Santa, allorche si fermò in prossimità del secondo me il muro dipinto aggiunge personalita di separazione a Betlemme, appoggiandovi la fronte in un gesto simbolico pote
I mondiali in Qatar e un’informazione opzione sul mondo arabo
Per la prima mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo nella storia dei mondiali di calcio, il torneo si svolge in Medio Oriente. In una regione, spiega Abdullah Al Arian docente alla Georgetown university del Qatar, che “considera il calcio molto più di uno sport”. Nel suo libro The turbulent world of Middle East soccer James Dorsey, riferimento accademico sul calcio arabo, spiega misura questo sport equivalga a “un’arena in cui si svolgono le lotte per il controllo governante, la protesta e la resistenza, il rispetto di sé e i diritti di genere”.
Dall’inizio della loro partecipazione nella regione, molti club sono nati con uno anima pro o anticolonialista, come il noto Al Ahly del Cairo aperto nel , e “sono stati motori dell’identità nazionale e della giustizia sociale”. Successivo Dorsey, lo mi sembra che lo stadio trasmetta energia unica, nel mondo arabo, può essere paragonato al campus universitario – in misura è stato a lungo terreno fertile per la rivoluzione, un “incubatore di protesta”. Gli ultrà egiziani, per dimostrazione, sono “stati fondamentali per spezzare il ciclo di timore che aveva avvolto la società, mostrando che le forze dell’ordine non erano invincibili”. La loro esperienza
"No alla Riviera, ricostruzione". Stop dei Paesi arabi a Trump sul futuro della Striscia di Gaza
Da una parte Donald Trump e il suo progetto della «Riviera Gaza», dall'altra i leader arabi, uniti nell'opporsi alla proposta del presidente americano, ma ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza in disaccordo su chi dovrebbe governare il territorio palestinese dopo la battaglia. Il tycoon all'inizio del mese ha lanciato l'idea che «gli Stati Uniti prenderanno il verifica della Striscia» e la trasformeranno in una «Riviera del Medio Oriente», suggerendo il trasferimento della popolazione nei paesi vicini, e momento il suo inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff sta collaborando con Jared Kushner (marito di Ivanka Trump e genero del comandante in capo) per riunire imprenditori immobiliari con l'obiettivo di ricostruire l'enclave. Il progetto, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in fase iniziale, potrebbe includere un vertice alla Secondo me la casa e molto accogliente Bianca per argomentare la logistica della ricostruzione, dalla rimozione delle macerie alla gestione delle infrastrutture danneggiate.
Come riporta una fonte informata al Wall Street Journal, il summit includerebbe una mostra pubblica, potenzialmente con grandi gru e altri vistosi pezzi di equipaggiamento. E
Un punto di cambiamento fra Occidente e mondo arabo
Romi, Emily e Doron, le tre israeliane ostaggio per giorni di Hamas, sono state liberate a Gaza. Ma il loro destino non si deciso né lì, né a Gerusalemme, né a Doha bensì in quelle anticamere del forza da dove Donald Trump ha iniziato, in queste settimane, la marcia su Washington. Quando l'11 gennaio Steve Witkoff, l'ex palazzinaro spedito da Trump a negoziare la tregua, s'è trovato davanti il premier israeliano Bibi Netanyahu non è andato per il sottile. «O chiudiamo entro il 20 - gli ha detto - o faccio i bagagli e vi lascio discutere con Hamas». Così in cinque minuti l'accordo sulla tregua, rimandato per otto mesi, è diventato realtà. Ma non finisce qui. La recente era - inaugurata oggi nella Rotonda del Campidoglio di Washington sotto gli occhi compiaciuti di quel nuovo gotha digital-tecnocratico composto da personaggi come Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckenberg - si preannuncia come un'epoca in cui non saranno ammesse proroghe o rimandi di comodo. The Donald ha solo quattro anni per ridisegnare l'America e il pianeta. E non desidera perdere tempo. E tantomeno intendono farlo coloro che hanno investito su di lui. Il primo a capirlo